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Un muro che esiste già!

Uno dei punti chiave della campagna elettorale sui quali si è accanita l’anti-propaganda del mainstream mediatico internazionale è la costruzione del famoso muro di separazione sul confine tra gli Stati Uniti ed il Messico, secondo una aggressiva logica di limitazione dell’immigrazione clandestina verso il Paese a stelle e strisce. Proprio oggi è stata infatti diffusa la notizia di alcune dichiarazioni del nuovo Presidente americano sull’espulsione dal Paese di oltre tre milioni di immigrati clandestini, così come sono stati fatti dei riferimenti circa la realizzazione di questo muro. La realtà dei fatti è abbastanza diversa rispetto a ciò che viene sostenuto dai detrattori del tycoon americano. La costruzione delle barriere lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti risale al 1994, sotto la presidenza di Bill Clinton, articolata in tre diverse operazioni messe in atto nei tre stati americani che condividono i 3140 km di frontiera con il Messico: Gatekeeper in California, Hold-the-Line in Texas e Safeguard in Arizona. Secondo gli ultimi dati di riferimento, la lunghezza delle barriere fisiche ad oggi presenti lungo il confine raggiungerebbe i 930km, cui si aggiungono altre aree lungo le quali sono presenti telecamere e sensori elettronici costantemente monitorati dalla US Border Patrol, la forza di polizia che si occupa della sicurezza ed impenetrabilità dei confini continentali americani. Poco più di dieci anni dopo il piano di Clinton, il governo repubblicano ha avvertito la necessità di incrementare le misure di sicurezza lungo quello che i messicani chiamano il “Muro della Vergogna”.

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Donald Trump è il 45esimo presidente degli Stati Uniti.

Stamattina sarà il momento in cui molti diranno: “Non abbiamo capito niente, ha vinto la pancia dell’America”. La prima parte del discorso adesso è ovvia, la seconda è l’alibi della prima: perché ogni volta che si fa riferimento alla pancia c’è quel non so che di razzista e classista, tipico di chi, in America come in Europa come in Italia, non capisce, e dà, a ciò che non capisce, letture banali. Non ha vinto la pancia del Paese, ma un pezzo molto più consistente e rilevante del Paese. Trump ha vinto anche in aree geografiche e in classi di popolazione diverse da quelle che gli venivano attribuite prima del voto. Significa che il “Trumpismo” è più radicato, profondo ed esteso, rispetto a ciò che molti erano disposti ad ammettere.

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Ciao GrilloRenzi!

Adriano Celentano “abbandona” il Movimento Cinque Stelle e Matteo Renzi “aprendo” a Matteo Salvini. Il Molleggiato attacca i due leader accusandoli di pensare ai voti e non alla certezza della pena, unico metodo secondo lui per garantire il sorriso ai cittadini. Adriano dalle pagine del suo blog accusa Renzi e Grillo di pensare ai voti quando a Roma un’auto lanciata a 180 chilometri orari travolge nove passanti “con noncuranza”. Celentano, da sempre “contro” la politica, con simpatie aperte per i 5 Stelle quando sono saliti alla ribalta ma, a pochi giorni dal voto sfodera un endorsement per la Lega e per il suo leader davvero clamoroso.

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