“Benvenuti alla festa epocale di Modena Park, benvenuti al concerto che non avrà mai fine, benvenuti nella leggenda, benvenuti nel record mondiale”. Dopo il preludio da Odissea nello spazio e le nostalgiche Colpa d’Alfredo e Alibi, Vasco Rossi saluta così la sua folla immensa, quella «combriccola» di 220mila persone adunatasi al Modena Park. Persone accorse da ogni accento e anagrafe per festeggiare con lui i suoi primi quarant’anni di carriera. Un evento che ha già fatto Storia, visto che mai nessuno prima d’ora aveva messo insieme al mondo così tanti spettatori paganti a un concerto. Che poi, definirlo solo “concerto” sarebbe ingiusto. Vasco ha ripercorso qui, in una sera, tutto sé stesso: la sua vita, la sua storia. Ed è una storia universale, la storia di tutti. Perché ascoltare quarant’anni di canzoni scritte e interpretate dallo stesso uomo, diluite in tre ore e mezzo di entusiasmante e forsennato show, significa (ri)percorrere la nostra stessa esistenza, dalla rabbia strafottente di gioventù alla malinconia più accondiscendente della maturità. Perché, in fondo, è solo dopo che capisci «domani un altro giorno, arriverà, arriverà lo stesso».
Read More