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Ciao Davide, insegna agli angeli come difendere.

Doveva essere una giornata di calcio scoppiettante con i big-match dell’Olimpico, del San Paolo, il derby della Madonnina, avremmo dovuto parlare di tattica, numeri, pagelle, schedine, commenti e chi più ne ha più ne metta in tutto quello che va a comporre la domenica calcistica degli italiani, invece si è trasformata in una delle pagine più tristi della storia sportiva. I tifosi delle varie squadre erano pronti a popolare gli spalti, sciarpa al collo, bandiera in mano, e ugola riscaldata per scandire con orgoglio la propria passione e a spingere la propria formazione verso la vittoria, invece è diventata una domenica in cui non esiste più una squadra, non ci sono più colori. C’era un calciatore, un grande professionista, pronto a scendere in campo a Udine, a guidare la difesa della Fiorentina con la fascia da capitano al braccio di cui tanto andava fiero e invece in una notte di ritiro è volato in cielo.


Davide Astori, nato a San Giovanni Bianco, originario di Dossena e cresciuto a San Pellegrino nel cuore della Valle Brembana, era cresciuto nel Ponte San Pietro (l’attuale Pontisola),dove era iniziata la sua favola e dove aveva lasciato un grande ricordo e tanta riconoscenza soprattutto verso il magazziniere Manzoni e il suo thè, il migliore degli ultimi 20 anni. Difensore centrale mancino, buon senso della posizione, ottimo tempismo nelle letture delle azioni,bravo in fase di impostazione e abile nei colpi di testa, il Milan si accorge subito di lui e lo integra nella primavera rossonera prima di essere ceduto in prestito prima al Pizzighettone (dove trova il primo goal fra i professionisti), e poi alla Cremonese in C1. Nel 2008 si affaccia per la prima volta nella massima serie e passa al Cagliari dove disputa 6 stagioni collezionando 179 presenze e 3 reti. Grazie alla maglia rossoblu guadagna anche la Nazionali (conterà 14 gettoni e una rete contro l’Uruguay in Confederations Cup). Con la Roma, nella stagione 2014-15 ha addirittura la possibilità di calcare i palcoscenici della Champions League e diventa un titolare tra le fila giallorosse. La sua esperienza nella capitale dura solo un anno (1 rete con i capitolini proprio a Udine), quando arriva l’opportunità della Fiorentina, in cui diventa subito un perno importante e nella seguente stagione conquista la fascia da capitano. Un professionista esemplare, un grande uomo, una persona per bene, amato da tutti, umile, rispettoso, mai sopra le righe. Sempre pronto a dare una mano e un consiglio ai compagni, specialmente i nuovi arrivati, un bergamasco doc, che solamente un destino funesto ha deciso di strappare ai suoi cari e a tutto il mondo del calcio che piange la sua scomparsa. Era una notte come le altre, in attesa della gara del giorno dopo, dopo una partita alla Play Station nella camera del compagno Sportiello, si era recato nella sua camera singola. Il portiere ex Atalanta accorgendosi che Davide si era scordato le scarpe gli aveva scritto “Oh hai dimenticato le scarpe” e lui ha risposto “Tienile tu, me le dai domani”, quel domani che il dolce Astori non ha mai maledettamente visto, quando i compagni accorgendosi del suo strano ritardo a colazione, hanno dovuto apprendere tramite un massaggiatore del suo decesso. Una notizia che lascia tutti a bocca aperta, senza parole, il dolore è muto. Se ne va un uomo dai grandi valori aldilà del terreno di gioco, un figlio della terra bergamasca , un compagno e un padre di una piccola bambina. Ancora sembra di non crederci, si spera ancora che si tratti solo di un brutto sogno, invece è dannatamente tutto vero. Ciao Davide, insegna agli angeli come difendere, come marcare un attaccante, comanda la difesa da lassù e continua a palleggiare con i vari Pisani, Morosini. Proteggi la tua famiglia e dalle la forza del tuo sorriso di continuare a vivere. Ciao Campione!

Fonte: Sito BergamoNews.it. (Vai all’articolo originale)

(By Wiltord)